Programma TEACCH
Il Programma TEACCH è stato messo a punto, nel corso
dell'esperienza ormai trentennale, avviata da E. Schopler e dai suoi
collaboratori, nelle scuole per autistici dello Stato americano della Carolina
del Nord negli anni 60. Questo programma ha ottenuto un grosso successo anche
fuori dagli Stati Uniti, e si è diffuso negli ultimi anni anche in Europa e in
Italia, grazie alla traduzione di alcuni libri e all'attivazione di corsi di
formazione.
Il trattamento consiste in attività individuali e
contestualizzate secondo alcuni criteri fondamentali; la messa in atto di
queste attività deve basarsi, in particolare su quattro criteri, che gli autori
chiamano: modello di interazione, prospettive di sviluppo, relativismo
comportamentale e gerarchia di addestramento
Il concetto di modello di interazione si riferisce alla necessità di contestualizzare una
certa tecnica di intervento all'interno del sistema di relazioni in cui il
bambino si trova. I bisogni particolari del bambino e il suo potenziale di
apprendimento si possono meglio cogliere nel contesto di interazione del
bambino con il suo ambiente quotidiano di vita, familiare e scolastico.
Il secondo concetto, quello di prospettiva di sviluppo sottolinea la necessità che si tenga conto,
nel definire l'intervento riabilitativo, del livello di sviluppo globale del
bambino nelle diverse aree. Si dovrà tenere conto sia delle sue aree deboli,
sia di quelle in cui mostra maggiori capacità.
Con relativismo
del comportamento s'intende descrivere e tenere in considerazione un
particolare fenomeno che si osserva nei bambini con Disturbi Generalizzati
dello sviluppo; quello della difficoltà, a volte impossibilità, a
generalizzare, ad ambiti diversi da quello in cui è stata appresa, una risposta
comportamentale . E quindi importante definire obiettivi educativi specifici
per ogni contesto.
Il concetto di gerarchia
di addestramento, infine, indica la necessità che si definiscano delle
priorità tra i problemi da affrontare con il bambino autistico. L' intervento
educativo dovrebbe cioè essere finalizzato a modificare, in primo luogo, i
comportamenti che mettono a rischio la vita del bambino; in secondo luogo, quei
problemi che riguardano la capacità del bambino di adattarsi all'ambiente
familiare. Quindi, come terza priorità, c'è l'adattamento al contesto
scolastico e, come quarta, l'adattamento alla comunità extrascolastica.
Una logica conseguenza di quanto detto finora è che
l'intervento educativo deve essere tagliato su misura per il bambino, la sua
famiglia e la sua scuola. L'intervento riabilitativo si avvarrà pertanto di una
valutazione individualizzata che pone le premesse per la formulazione di un
Progetto psicoeducativo
Il Programma TEACCH è stato costruito per sviluppare
abilità imitative, funzioni percettive, abilità motorie, capacità
d'integrazione oculo-manuale, comprensione e produzione linguistica, gestione
del comportamento (autonomie, abilità sociali e comportamentali). Il progetto
abilitativo deve comprendere obiettivi che riguardano diverse aree: quelle
della comunicazione, del tempo libero, della autonomie e abilità domestiche,
delle abilità sociali e dell'apprendimento in senso stretto.
La conduzione del programma è affidata a genitori e
insegnanti , che condividono le stesse strategie ed operano in stretta
collaborazione. Medici e psicologi orientano l'intervento di genitori e insegnanti,
tenendo conto del livello di sviluppo raggiunto dal bambino, del suo contesto
di vita quotidiano e delle propensioni del bambino.
Una parte importante del programma è rappresentato
dalla valutazione, che avviene attraverso tre modalità diverse. La prima che
prevede l'uso test intellettivi e scale standardizzate, riguarda la valutazione
dello sviluppo. La seconda modalità è quella dell'osservazione dei modelli di
comportamento del bambino. La terza è rappresentata dalla raccolta di
informazioni fatta nei colloqui con i genitori, in cui vengono anche
individuate le loro aspettative nei confronti del bambino e i problemi
principali che essi si trovano ad affrontare. La valutazione dello sviluppo si
avvale di uno strumento specifico chiamato Profilo Psicoeducativo (P.E.P.): il
P.E.P. consente di determinare lo sviluppo del bambino nelle aree
dell'imitazione, della percezione, delle abilità motorie, dell' integrazione
oculo-manuale, e delle capacità cognitive. Accanto al P.E.P. è stato
predisposto un altro strumento chiamato A.A.P.E.P., che viene utilizzato per la
valutazione di adolescenti e adulti autistici.
Le aspettative e gli obiettivi che ci si attende di
raggiungere, per ogni bambino, vengono distinte in : 1) aspettative a lungo
termine, 2) aspettative intermedie tra 3 mesi ed un anno, e 3) gli obiettivi
educativi immediati. Un appropriato intervento dovrà prevedere un coordinamento
tra i tre livelli.
L'intervento dovrebbe inoltre sviluppare per prime
quelle capacità che sono implicite in altre; se, per esempio, il bambino non ha
sviluppato la capacità di imitazione, bisogna sviluppare prima questa, prima di
procedere alla stimolazione del linguaggio.
La procedura fin qui descritta è finalizzata alla
definizione delle mete educative; il passaggio successivo è quello di
formulare, a partire dalle mete educative , degli obiettivi educativi
specifici. Ciascun obiettivo educativo specifico viene poi tradotto in attività
didattiche, costruite tenendo conto di tutte le variabili citate in precedenza,
sia individuali che contestuali. Accanto ad attività didattiche specifiche è
previsto l'utilizzo di tecniche di modificazione del comportamento, soprattutto
per quanto riguarda la gestione dei comportamenti problema.
Uno dei princìpi fondamentali dell'intervento è
quello per cui l'acquisizione di abilità da parte del bambino autistico
richiede un adattamento e una modificazione dell'ambiente di vita del bambino,
sia familiare, sia scolastico. E' importante, in particolare, che l'ambiente di
apprendimento sia strutturato e prevedibile e che le attività che gli vengono
proposte siano precise e, soprattutto per i bambini che non parlano,
comprensibili al di là delle indicazioni verbali. La strutturazione deve
riguardare sia gli spazi sia i tempi di lavoro; per es. possono essere
utilizzate delle immagini che descrivono i vari momenti della giornata, e al
bambino viene insegnato ad associarne ciascuna ad un preciso momento/attività
della sua giornata.
(http://autismo.inews.it/terapieriabilitative/metodi.htm
& http://www.oltreilmuro.com/curare-autismo.htm)
Nessun commento:
Posta un commento