sabato 26 novembre 2011

Principali terapie riabilitative utilizzate nell’autismo


Diverse sono le metodologie di intervento in caso di autismo. 
Oltre all’utilizzo di farmaci, come quelli antiepilettici, antidepressivi e antipsicotici che hanno un ruolo fondamentale nella cura dei disturbi dell’umore associati alla patologia autistica, ma anche nel limitare i comportamenti stereotipati e il comportamento aggressivo verso se e gli altri, ce ne sono altre che hanno come comune denominatore una concezione dell'autismo come conseguenza di un conflitto motivazionale, con eventuale base organica, e un coinvolgimento diretto (emotivo e corporeo) dei genitori nella terapia.
Sicuramente questi soggetti risentono favorevolmente di un intervento precoce, integrato tra famiglia, scuola - istituzione e riabilitazione che va adattato alle caratteristiche soggettive, ricercate con una attenta valutazione per ogni individuo.
Nella fase diagnostica la collaborazione della famiglia è assolutamente necessaria e strutturata in colloqui e questionari specifici. In una fase successiva, le valutazioni si approfondiscono in aree specifiche per stabilire lo stato intellettuale, la capacità adattiva del comportamento, le funzioni senso-motorie e le condizioni neurofisiologiche correlate.

La concezione della malattia come conseguenza di un conflitto emotivo accomuna il Metodo Holding e il Metodo Etodinamico (A.E.R.C.), entrambi finalizzati a stimolare le emotività del bambino e a creare un legame affettivo con i familiari. Abbiamo inoltre anche il Programma TEACCH e la Comunicazione Facilitata.


(http://www.oltreilmuro.com e http://www.crescita-personale.it)

Che cos'è l'autismo?


Descritto inizialmente da Kanner nel 1943, l’autismo infantile viene attualmente inserito nell’ambito dei Disturbi pervasivi o Generalizzati dello sviluppo con la terminologia di "Disturbo Autistico".
In effetti il disturbo si evolve fin dai primi atti fisiologici, in stretta connessione con lo sviluppo e risulta "pervasivo" al punto da inficiare tutte le aree evolutive, comprese aree almeno inizialmente indenni come la motricità e l’attività cognitiva. L’utilizzo del termine "disturbo" va ad indicare la cronicità, in quanto non si limita nelle sue manifestazioni all’età infantile ma, pur in forme differenti e più sfumate, permane anche in età adulta con tutte le conseguenze che ciò comporta sul versante degli interventi.
La triade di caratteristiche nucleari comprende:
1) Marcate anomalie qualitative nell’ambito dell’Interazione sociale rappresentate non tanto o non unicamente da assenza di contatti interpersonali, quanto da mancata condivisione e scambi, assenza di reciprocità, ricerca di contatti esagerati e/o bizzarri, ovvero atteggiamenti interattivi non in linea con l’età di sviluppo dell’individuo.
2) Marcate anomalie nell’ambito della Comunicazione che si presentano sia come assenza di linguaggio che come deficit degli svariati codici comunicativi che regolano le nostre interazioni sociali: sorriso, mimica, atteggiamento posturali, alterazioni della prosodia, inversioni pronominali; nei casi in cui il linguaggio è presente si rileva una grave alterazione dell’abilità di iniziare e sostenere una conversazione, nonostante il possesso di capacità linguistiche adeguate.
3) Un repertorio marcatamente ristretto di Attività ed Interessi che si manifesta sia con movimenti stereotipati che ossessive preoccupazioni per un sola attività od un unico tema (per es. allineare oggetti, farli cadere o insistenza sul tema delle strade o dei numeri); oppure estrema difficoltà ai cambi di abitudine.


La diagnosi può essere posta con certezza solo a partire dai 18 mesi (Baron-Cohen, 1992) ma, chiaramente, è tanto più complessa quanto più il bambino è piccolo e quanto più il quadro non si presenta nella forma più strettamente classica, ovvero con la presenza contemporanea dei sintomi sopradescritti. La forma sintomatologica meglio definita e più paradigmatica  si evidenzia infatti all’incirca fra i 3 e i 5 anni di vita, per poi "naturalmente" evolversi soprattutto per quanto attiene al sintomo "autismo" che in parte regredisce, in parte  cambia la sua tipologia: il bambino da "isolato" può diventare "passivo" o "attivo ma strano" e viceversa (Wing, 1997).

(http://www.specialeautismo.it)

sabato 19 novembre 2011

Autismo parte 2a

Sintomi e caratteristiche dell’autismo
Questa patologia colpisce soprattutto il sesso maschile, con un’incidenza dalle 3 alle 5 volte superiore rispetto alle donne e si manifesta solitamente entro i tre anni.
Il bambino autistico presenta una grave compromissione di diverse aree dello sviluppo, soprattutto a livello relazionale (preferisce l’isolamento e rimane indifferente all’ambiente circostante) e a livello comunicativo; tende, inoltre, a mettere in atto comportamenti e attività stereotipate.
Nel caso dei soggetti con questa patologia si parla di linguaggio “ecolalico”, ovvero il bambino in alcuni casi può pronunciare frasi o parole sentite al momento (ecolalia immediata) o molto tempo prima (ecolalia differita) senza che queste abbiano nessuna attinenza con la situazione attuale.
Rispetto, invece, al contatto sociale i bambini autistici presentano una “marcata compromissione nell’uso di svariati comportamenti non verbali, come lo sguardo diretto, la mimica facciale, le posture e i gesti che regolano lo scambio sociale”, un’incapacità a sviluppare relazioni con i coetanei, di tipo emotivo ad esempio, così come una “mancata capacità a condividere emozioni, piaceri e obiettivi con altre persone”.
A livello comportamentale, infine, il soggetto autistico può presentarsi quieto e passivo oppure iperattivo e mostrare movimenti stereotipati, come dondolamento e battimento delle mani. Se ci sono delle variazioni in alcuni atteggiamenti o in alcune azioni abitudinarie, il bambino ne risente, manifestando un forte disagio.

http://www.crescita-personale.i\musicoterapia-e-autismo

Autismo parte 1a


Per prima cosa definiamo cos’è l’autismo. In realtà è molto difficile darne una definizione è perché è caratterizzato una pluralità e complessità di sintomi. In genere si tende a parlare di Disturbi dello Spettro Autistico (DSA o, in inglese, ASD, Autistic Spectrum Disorders) che fanno parte dei disturbi generalizzati dello sviluppo cui appartengono, fra le varie altre sindromi, anche la sindrome di Asperger.

venerdì 18 novembre 2011

Primo Blog


Ciao.

Questo è il mio primo post in questo blog.
Spero vi possa interessare.